giovedì 27 novembre 2008
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Uno squarcio. Uno squarcio nel velo che avvolge l'animo, attraverso il quale vedere, rivedere ed intravedere le passioni e i mondi che si agitano nel profondo.
Mi chiamano Rosa Selvatica
ma il mio nome era Elisa Day
perchè mi chiamano così, io non lo so
in quanto il mio nome era Elisa Day
Dal primo giorno che l'ho vista ho capito che era lei
lei mi fissò negli occhi e sorrise
perchè le sue labbra erano del colore delle rose
che crescono lungo il fiume, colore di sangue e follia
Quando lui ha bussato alla mia porta ed è entrato nella stanza
il mio tremore si è fermato nel suo abbraccio sicuro
lui sarebbe stato il mio primo uomo, e avrebbe avuto una mano gentile
asciugò le lacrime che scorrevano sul mio viso
Il secondo giorno le portai un fiore
lei era più bella di ogni donna che avessi mai visto
dissi Sai dove le rose selvatiche crescono
così scarlatte, dolci e libere?
Il secondo giorno lui arrivò con una rosa rossa,
disse Darai a me la tua sconfitta e il tuo dolore
Io accennai col capo, mentre ero sdraiata sul letto
Lui disse Se ti mostro le rose, tu mi seguirai?
Il terzo giorno lui mi portò al fiume
mi mostrò le rose e ci baciammo
e l'ultima cosa che io udii fu una parola sussurrata
mentre si inginocchiava su di me,
con una pietra nel suo pugno
L'ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche
e lei si distese sull'argine, il vento leggero come un ladro
e la baciai nel momento dell'addio, le dissi Tutte le cose belle devono morire
lasciai scendere la mano e misi una rosa tra i suoi denti
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