Uno squarcio.
Uno squarcio nel velo che avvolge l'animo, attraverso il quale vedere, rivedere ed intravedere le passioni e i mondi che si agitano nel profondo.
Che mentre c'è da osare
Uccide lo spettacolo carnale
E l'anima brucia più di quanto illumini
Ma è un addestramento mentre attendo
Che io m'accorga che so respirare
Che sei il mio sovversivo
Mio sovversivo amore
Non c'è torto o ragione
E' il naturale processo di eliminazione
Forse se, forse se, porta ad esitare
Io vengo dall'errore, uno solo
Del tutto inadatto al volo
E anche se vedo il buio, così chiaramente
Io penso la bugia affascinante
E non mi accorgo che so respirare
Che sei il mio sovversivo
Mio sovversivo amore
Non c'è torto o ragione
E' il naturale processo di eliminazione
Lei è qua, lei è qua come, radioattività
Che mentre c'è da osare,
Uccide lo spettacolo carnale
Cinque pianeti, tutti nel tuo segno
Il fallimento è un grembo e io ti attendo
Mentre ti scordi che puoi respirare
Che sono il sovversivo
Tuo sovversivo amore
Non c'è torto o ragione
E' il naturale processo di eliminazione
NON C'è NIENTE CHE SIA PER SEMPRE.
ALZARSI AL MATTINO. NUTRIRSI. O ANCHE NO. ANDARE A LAVORO O DISDIRE TUTTI GLI APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA. TANTO è TUTTO UGUALE. TANTO NON C'è SAPORE. MI DISPIACE, MA PER UN Pò DISDICO LA VITA. PERCHè? PERCHè SONO UN Pò TRISTE. PERCHè TUTTO SI è DISINTEGRATO ATTORNO A ME. PERCHè NON HO PIù UN PASSATO. NON UNO VERO, QUANTOMENO. PERCHè NON HO DI CERTO UN FUTURO. NON VOGLIO ESSERE FELICE. NON VOGLIO ESSERTI AMICA. NON VOGLIO PIù, MAI PIù TAPPARE I TUOI STRAMALEDETTI BUCHI ESISTENZIALI DEL CAZZO. COME UN CHEWINGUM STRAMASTICATO E SPUTATO VIA QUANDO NON HA PIù SAPORE. TI BASTA ESSERE ATTRATTO DA VETRINE COLORATE PIENE DI CARAMELLE. ED IN GIRO CI SONO DAVVERO TANTI NEGOZI. VECCHI E GIà PIù VOLTE VISITATI. NUOVI APPENA INAUGURATI. O DI PROSSIMA APERTURA, CON UN CARTELLO IN BELLA VISTA PIENO DI DOLCI PROMESSE. MAI PIù IO&TE. IN NESSUN MODO. IN NESSUN SENSO. IL PENSIERO MI CONTORCE LO STOMACO CHE BUTTA FUORI SCORIE E BUDELLA. èSTATOTUTTOUN'ENORMEBUGIA. IPOCRITA TU. CRETINA IO. QUANTE BUGIE TI DICI. "IO VENDO ILLUSIONI, LE VENDO ANCHE A ME", DISSI. TU FAI LO STESSO. E CAZZO! CONTINUO ANCORA A GIUSTIFICARTI.. CADAVERE, CONTINUO A FARTI SCUDO COL MIO CORPO DA PALLOTTOLE CHE COMUNQUE NON TI SCALFIREBBERO. IO VOGLIO SOLO DORMIRE. PER SEMPRE.
Proprio mentre avrei smesso d'aspettarti come s'aspettano le consuetudini avresti spalancato la finestra serrata sulla mia vita. Lo credevo. Quel pensiero si faceva strada dove non c'era nemmeno la ghiaia per un sentiero. Hai una strana dolcezza nella sfrontatezza che ostenti sui virtuali fogli. Lì, proprio lì dove non arriva nemmeno un raggio di luna hai aperto cautamente la porta al sole. E io qui, nell'ombra, aspetto.
Lentamente si allontanano due corpi straziati, lacerati da una vita fatta di battaglie aperte e perse; deludenti aspettative mirate a trattenerci tra i perdenti pensieri sparsi, persi in questa mente. Io impazzisco cercando tempo al tempo. Ti ricordo. E perdo ancora. Quello che il tempo ci indica... quanta noia, quanta resistenza alla libertà; un mondo, il nostro, regolato dalla costante. Regolato da modalità oppressive, catene, logorii sentiti nel profondo, vincoli. Vincoli posti da noi e vissuti come assoluti.
Maya, hai iniziato il nuovo anno prima di capodanno. Maya, hai lasciato senza mai allontanarti. Maya, hai saputo di essere orfana dai tuoi stessi genitori. Maya, hai imparato prima ancora di prendere lezioni. Maya, hai pronunciato la promessa di matrimonio senza sposarti. Maya, hai pagato i tuoi debiti senza sganciare ancora un soldo. Maya, smettila di perdere ciò che non hai. Maya, ami una persona solo perché ti è sconosciuta e invisibile. Maya, lo sai a memoria eppure continui a sbagliare ancora e ancora.
“E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente.”
Mi chiamano Rosa Selvatica ma il mio nome era Elisa Day perchè mi chiamano così, io non lo so in quanto il mio nome era Elisa Day
Dal primo giorno che l'ho vista ho capito che era lei lei mi fissò negli occhi e sorrise perchè le sue labbra erano del colore delle rose che crescono lungo il fiume, colore di sangue e follia
Quando lui ha bussato alla mia porta ed è entrato nella stanza il mio tremore si è fermato nel suo abbraccio sicuro lui sarebbe stato il mio primo uomo, e avrebbe avuto una mano gentile asciugò le lacrime che scorrevano sul mio viso
Il secondo giorno le portai un fiore lei era più bella di ogni donna che avessi mai visto dissi Sai dove le rose selvatiche crescono così scarlatte, dolci e libere?
Il secondo giorno lui arrivò con una rosa rossa, disse Darai a me la tua sconfitta e il tuo dolore Io accennai col capo, mentre ero sdraiata sul letto Lui disse Se ti mostro le rose, tu mi seguirai?
Il terzo giorno lui mi portò al fiume mi mostrò le rose e ci baciammo e l'ultima cosa che io udii fu una parola sussurrata mentre si inginocchiava su di me, con una pietra nel suo pugno
L'ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche e lei si distese sull'argine, il vento leggero come un ladro e la baciai nel momento dell'addio, le dissi Tutte le cose belle devono morire lasciai scendere la mano e misi una rosa tra i suoi denti