mercoledì 28 gennaio 2009

Empathica nelle terre di Psicha-delìa

capitava che certe volte, di notte, stavo lì a pensare " sentirò una mosca, e sarà quella della mia morte, il mio cuore si fermerà e la mia lingua mi cascherà dentro la gola come un sasso in un pozzo.
quante cose hai fatto. quante cose hai fatto e quante ancora avresti fatto, e tutto senza controllo o scrupolo, e così il mondo sarebbe finito, credo, vittima dell'amore più che dell'odio. perchè l'amore è da sempre la più distruttiva delle armi. ora mi sporgo in avanti, e sento un odore che può essere di vecchi fiori o di spezie antiche, e soffio. la cosa che somigliava ancora vagamente ad una testa vola via come la lanugine di un'asclepiade o di un dente di leone. resto avvolta dal crepuscolo viola. ho ancora in bocca il sapore del suo sangue, dolce come vino da dessert. fou. siamo infinitamente consapevoli di essere diversi dalla gente comune. il crepuscolo viola si addensa all'improvviso in un buio totale, poi si rischiara, poi s'infittisce di nuovo. gan fu colui che creò il mondo. emerse dal vuoto e fece il mondo. poi lo spinse con il dito e lo fece rotolare, e così fu il tempo. il tempo: stupido rotolare di pietruzza su terreno polveroso. il ka del mondo razionale ti vuole morto ; quello del prim ti vuole vivo e vuole che canti la tua canzone. accade così che la forza irresistibile corre incontro all'oggetto irremovibile, e per la prima volta dal recedere del prim, tutti i mondi e tutta l'esistenza si rivolgono alla torre che si erge all'estremità dei campi rossi del nulla. persino il re rosso sospende le sue grida rabbiose. perchè sarà la torre nera a decidere. LA RISOLUZIONE ESIGE UN SACRIFICIO. ma sai che non puoi uccidere una creatura che ha ucciso se stessa. mille voci delphiche nella mia/tua testa.

giovedì 22 gennaio 2009

cinque sensi




Cinque sensi. Non uno di più. Questo quanto sono. Tutto ciò che produco deriva da creativi intrecci di sensi. Ogni mio singolo organo vede, sente, annusa, tocca e gusta. Io-corpo. Io-tutto.


Vivo drammi e gioie viscerali di sinestesia.


mercoledì 21 gennaio 2009

sensi

le ginocchia leggermente flesse. le braccia abbandonate lungo il corpo. e il respiro nelle caviglie. il pensiero si espande e finalmente si sposta dalle viscere alla struttura. la mia struttura-la mia bruttura. quello che era. quello che è stato. le labbra si schiudono e lasciano fuoriuscire una nota, sgraziata prima, armonica poi. la mia cassa toracica risuona. il mio corpo vibra.

il tizio resta disorientato. perplesso. il tizio non capisce. il mio tizio si nutre di movimenti ossessivi. se ne nutre e li produce. questa dinamica immobilità lo annienta ed il mio primo istinto è quello di correre in suo aiuto, di soccorrerlo a costo della mia stessa esistenza. poi guardo nei suoi occhi, che sono i miei, e guardo lui-me. non guardo dentro ma attra-VERSO. e scelgo. scelgo. il respiro è nelle caviglie. le mie caviglie così fragili capaci di sostenere fango ed universi. è equilibrio. è asse. sono in grounding. la nota si fa via via più sicura e il tizio trattiene il fiato.

splendo in un campo di corpi in putrefazione. non ho odore. io, priva di materialità e di odore. io senza peso eppure così corporea. la mia pelle, la mia terrorizzata pelle fatta di occhi e di gusto, si scioglie in un'osmosi di sensi. io ci sono. io non rifiuto il dolore. lo accolgo. lo trattengo e ci respiro sopra. come una tesione muscolare esso si scioglie sotto il massaggio di mani esperte. le mie mani.

mi dipingo di colori caldi stemperandoli in memorie arcaiche. ero sanguigna densa su foglio ruvido. ora scelgo colori ad olio. unguento per me. piango per accarezzare la mia pelle e le lacrime lasciano solchi leggeri sul mio corpo dipinto. il tizio si ritira in sè, sconvolto dal suono delle campanelle di contezza. armonia insostenibile per lui. quasi troppo anche per me che ne sono creatrice. io lo trattengo. deve vedere. deve sentire. il tizio ingoia le sue lascrime perchè incapace di lasciarle fluire. il respiro è ora nel tizio. per cullarlo. lui è il mio amore. è la mia dannazione. e la mia misura.

scorre l'ambrosia in me. che tutti gli dei possano cibarsene.

in the flesh? - pink floyd

So ya
Thought ya
Might like to go to the show
To feel the warm thrill of confusion,
That space cadet glow
Tell me is something eluding you sunshine?
Is this not what you expected to see?
If you'd like to find out whats behind these cold eyes?
You'll just have to claw your way through this Disguise

martedì 13 gennaio 2009

Dove Crescono Le Rose Selvatiche


Mi chiamano Rosa Selvatica
ma il mio nome era Elisa Day
perchè mi chiamano così, io non lo so
in quanto il mio nome era Elisa Day

Dal primo giorno che l'ho vista ho capito che era lei
lei mi fissò negli occhi e sorrise
perchè le sue labbra erano del colore delle rose
che crescono lungo il fiume, colore di sangue e follia

Quando lui ha bussato alla mia porta ed è entrato nella stanza
il mio tremore si è fermato nel suo abbraccio sicuro
lui sarebbe stato il mio primo uomo, e avrebbe avuto una mano gentile
pulì le lacrime che scorrevano sul mio viso

Il secondo giorno le portai un fiore
lei era più bella di ogni donna che avessi mai visto
dissi “Sai dove le rose selvatiche crescono
così scarlatte, dolci e libere?”

Il secondo giorno lui arrivò con una rosa rossa,
disse Darai a me la tua sconfitta e il tuo dolore
Io accennai col capo, mentre ero sdraiata sul letto
Lui disse Se ti mostro le rose, tu mi seguirai?

Il terzo giorno lui mi portò al fiume
mi mostrò le rose e ci baciammo
e l'ultima cosa che io udii fu una parola sussurrata
mentre si inginocchiava su di me, con una pietra nel suo pugno

L'ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche
e lei si distese sull'argine, il vento leggero come un ladro
e la baciai nel momento dell'addio, le dissi Tutte le cose belle devono morire
e lasciai scendere (la mano) e misi una rosa tra i suoi denti



where the wild roses grow - nick cave

lunedì 5 gennaio 2009

c'era una volta, poi non c'è più


nessuna persona infelice può renderti felice! persa nella sua infelicità non contempla neppure l'auspicabilità di una qualsiasi gioia.... La nostra felicità va lentamente e difficilmente costruita da noi stessi a prescindere da cosa si possa provare per le altre anime vicine e lontane che ti attraversano la vita come brividi in una giornata febbricitante....

sabato 3 gennaio 2009

preghiera


chiedo all'essenza del mondo, nella quale fermamente credo, di farmi avere ciò che desidero. almeno in parte. perchè una parte di quel tutto forse può bastarmi. e le chiedo, se non è possibile neppure questo, di snaturarmi, allora. di scindere da me la parte senziente. la parte che più di tutte mi fa soffrire, per poter accedere con serenità a ciò che l'universo propone senza avidità. se non posso essere felice nei panni di ciò che sono, almeno che io possa esserlo nei panni che il mondo ha deciso per me. snaturami, quindi, scindi da me la parte che solo in uno ha trovato risposta. cambiami. trasformami. mutami in un essere consono al tuo scenario più solito. strappa via da me i sentimenti. e i desideri, se non quelli carnali, ai quali, ahimè non dò più dignità. mutilami degli aneliti più reconditi, e confinami (o forse sarebbe meglio dire "fammi assurgere") ai bassifondi statistici dell'umanità.
Maya, tornata bambina, prende per mano se stessa, con la tenerezza che potrebbe avere una vecchia signora. Maya racconta delle bellissime storie a maya. C'era una volta, poi non c'è più. Maya le dice che tutto andrà bene. I vecchi non sanno nel loro pensiero distinguer nei sogni il falso dal vero. Maya trova soluzioni ipotetiche. Maya si tocca il cuore, e si punge per averlo fatto.



Il vecchio e il bambino - Guccini


"Maya vorrebbe essere bella come Proserpina e ridere mentre Plutone la rapisce. Vorrebbe essere Daphne e sentire la linfa scorrerle dentro. Vorrebbe essere Enea e fuggire mentre quella troia brucia."